
Dopo un'oretta di percorso, eccoci li: per nostra fortuna, appena arrivati notammo che una visita guidata era in partenza per scalare una parte del ghiacciaio, così io e l'amico Lorenzo prendemmo l'attrezzatura e salimmo sul vecchio scuola bus che funge da trasporto per gli escursionisti. Gli altri due prodi compagni rifiutarono l'escursione e leggenda vuole che in quelle quattro ore abbiano affrontato una serie di sabbie mobili gelatinose non meglio identificate, ma questa è un'altra storia e magari un giorno ve la racconteranno loro (quando si decideranno a scrivere un post... probabilmente questa non avverrà mai). Così, eccoci al cospetto del Vatnajokull, dove la nostra guida proveniente dall'est europa ci accompagnava con il suo fluente inglese.
Per prima cosa ci istruì su come utilizzare l'attrezzatura, ovvero 2 bacchette per camminare e poi dei copri scarpe con dei denti metallici che affondavano nel ghiacciaio per darci più aderenza; poi ci fece notare come il ghiacciaio è in continuo cambiamento, infatti, con il sole che prova a scioglierlo, la guida stessa ammise che sarebbe stato impossibile vedere il ghiacciaio con la stessa forma per due giorni di seguito.

Magari, se dovessimo avere un'altra occasione, sceglieremmo un tipo di escursione un po' più impegnativa rispetto a quella che abbiamo fatto noi, più consigliata per gente che vuole stare tranquilla.
Comunque, recuperate le due giovani marmitte, ci apprestammo a scalare una super montagna (i miei polpacci indolenziti ricordano ancora perfettamente quel percorso!!), per godere della vista di una splendida cascata, quella di Skaftafell.
Una sensazionale cascata in basalto rinchiusa in una montagna dove lo scorrere dell'acqua fa da padrone. Se qualcuno mi venisse a dire che l'Islanda è il posto migliore del mondo non faticherei a credergli, perché, signori miei, lì la natura comanda veramente e, in un certo qual senso, ti fa sentire più completo: un uomo senza natura non è perfetto, un uomo in mezzo a tonnellate di cemento armato non è il progetto del grande architetto.
Un senso di pace incredibile ci avvolgeva, e mentre Lorenzo si scatenava in centinaia di migliaia di fotografie, il resto della compagnia si concedeva una rinfrescata ai piedi indolenziti dalla scalata nell'acqua più gelida in assoluto, e devo dire che, dopo aver perso la sensibilità i primi minuti, diventa davvero piacevole!
Cosi, dopo esserci goduti quell'angolo di paradiso, dopo una oretta abbondante ci siamo rimessi in cammino: avevamo intenzione di arrivare da Katrin, quindi dovevamo fare un bel po' di strada, e il tempo, ahimè, stringeva!
Così, lasciando quell'ennesimo spettacolo, ritorniamo on the road.
Una delle cose belle dell'Islanda è che la strada è solo una, la road 1, quindi qualunque cosa ci sia da vedere la troverete sempre sul vostro percorso: stesso discorso vale per Jokursarlon, laguna di 20 km quadrati formata da una parte d'acqua dolce, dovuta all'apporto del ghiacciaio sovrastante, e da una d'acqua salata proveniente dal mare.
Forse vi sembrerò ripetitivo ma,
ancora una volta, è stato uno spettacolo incredibile, per fortuna ci sono le foto che possono convincervi più delle mie parole ma signori miei... davvero incredibile! Non potevamo che fermarci e rimanere li, immobili, ad ascoltare il silenzio e fotografare quell'ennesimo angolo di paradiso ghiacciato.
ancora una volta, è stato uno spettacolo incredibile, per fortuna ci sono le foto che possono convincervi più delle mie parole ma signori miei... davvero incredibile! Non potevamo che fermarci e rimanere li, immobili, ad ascoltare il silenzio e fotografare quell'ennesimo angolo di paradiso ghiacciato.
In sottofondo c'era solo un leggero scricchiolio del ghiaccio che si scioglieva, e niente più. Se qualcuno, ispirato dai nostri racconti, un giorno dovesse decidere di affrontare questo splendido percorso, senza dubbio non dovrà omettere la laguna ghiacciata di Jokursarlon!
Ma, come sempre nei nostri viaggi, il tempo è tiranno: bisognava partire anche da li.
Eravamo diretti ad Est, verso il piccolo villaggio di pescatori di Breiðdalsvík, dove la nostra amica Katrin lavorava in un piccolo albergo per viaggiatori per l'estate.
L'est dell'Islanda principalmente è un territorio dominato dai maestosi fiordi, questa è anche la zona più lontana in assoluto dal "caos" della capitale (dove caos è davvero fra virgolette in quanto ricordo che ci sono solo 120 mila abitanti), ma qui, veramente, non c'è un anima viva in giro. Ma, in effetti, con quell'atmosfera l'uomo è bene che se ne stia da un'altra parte, riuscirebbe soltanto a rovinare l'ambiente.
Dopo una lunghissima giornata, in tarda notte arrivammo a Breiðdalsvík dove ad attenderci c'era Katrin: naturalmente, essendo italiani, la mattina a Vik pensammo bene di comprare un po' di pasta Barilla da portare in dono, così prima di crollare sui nostri materassi ci mangiammo un bel piatto di pasta!
Carlo L.
1 commenti :
E il 4 giorno??? aspettiamo da quasi un mese
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